ALTARE PESARO
Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari - Venezia
Restauro dell’Altare Pesaro
- Committente: UNESCO Venezia, Save Venice Inc.
- Progetto: Soprintendenza Archeologia, Beni Artistici e Paesaggio di Venezia
- Direzione Lavori: Dott.sa Maria Grazia Fumo, Rest. Sandro Longega, Soprintendenza di Venezia
Il restauro dell’Altare e della Pala Pesaro della Basilica dei Frari, è stata un’incredibile occasione per poter osservare da vicino e svelare l’originaria ricchezza cromatica e materica dell’Altare stesso. Secoli di polvere e antichi interventi troppo aggressivi avevano in gran parte offuscato e cancellato l’originaria bellezza.
Le delicate e graduali fasi di pulitura della cornice architettonica ci hanno consentito di riportare alla luce brani di originarie dorature e campiture cromatiche di colori oro e azzurro simbolo della famiglia Pesaro. L’Altare, oltre alla policromia di preziosi marmi colorati, doveva apparire ancor più luminoso e ricco, in equilibrato dialogo con la raffinatezza del dipinto che incornicia.
La vicinanza, durante i lavori, all’intera superficie della cornice ci ha consentito di rilevare anche dettagli normalmente non evidenti a chi osserva l’opera da terra. Un esempio sono i due paggetti reggi scudo sulla sommità del timpano: simmetrici e giustapposti eppure estremamente diversi per gusto, fattura, rifinitura della superficie e volumetria; tanto da far pensare a due esecutori diversi e due ispirazioni differenti, accomunati però della posa e delle dorature.
Le delicate e graduali fasi di pulitura della cornice architettonica ci hanno consentito di riportare alla luce brani di originarie dorature e campiture cromatiche di colori oro e azzurro simbolo della famiglia Pesaro. L’Altare, oltre alla policromia di preziosi marmi colorati, doveva apparire ancor più luminoso e ricco, in equilibrato dialogo con la raffinatezza del dipinto che incornicia.
La vicinanza, durante i lavori, all’intera superficie della cornice ci ha consentito di rilevare anche dettagli normalmente non evidenti a chi osserva l’opera da terra. Un esempio sono i due paggetti reggi scudo sulla sommità del timpano: simmetrici e giustapposti eppure estremamente diversi per gusto, fattura, rifinitura della superficie e volumetria; tanto da far pensare a due esecutori diversi e due ispirazioni differenti, accomunati però della posa e delle dorature.